Inside the broken heart
Silenziosa, gelida come la notte di Vardo e quindi furiosa, Ursula aveva lasciato Sam e Samuel accanto al fuoco e si era infilata nella foresta.
Non era una buona idea muoversi di notte, ma le parole di Sam, le informazioni che aveva usato contro di lei, informazioni che credeva nascoste, sicure e segrete, le avevano acceso un fuoco rabbioso, che non c'era dubbio non avesse nulla a che fare con il pianeta inospitale su cui si trovavano in quel momento.
Nascosta tra le fronde, nell'oscurità, fissava un punto imprecisato sul terreno, con le gambe rannicchiate e le braccia strette. Se fosse stata un ordigno sarebbe probabilmente esploso cancellando l'intero universo.
Sam aveva capito di lei e Alex e come aveva fatto suo padre, Sandman, quando era adolescente, ne aveva fatto un'arma da sfoderare al momento opportuno, per ridurla al silenzio, per metterla in difficoltà, del resto conosceva molto bene quell'aspetto del suo carattere. Quando Ursula mostrava interesse, ci teneva davvero a qualcosa, in modo egoistico e possessivo ovviamente, ma ci teneva.
La mente della donna furibonda vagò nel passato, a quegli anni bui di manipolazione, di privacy violata, di punizioni mentali. Quando suo padre metteva lei o sua sorella in punizione, la loro mente veniva privata di ogni senso, venivano rinchiuse in una stanza mentale completamente vuota. La stanza nera, così la chiamavano. Il tempo si fermava, passavano pochi minuti nel mondo reale, ma lì dentro, nell'oscurità del nulla, sembravano interminabili ore. Per quanto piangesse o urlasse, nella stanza nera nessuno poteva sentirla e quando riemergeva era troppo stanca per reggersi in piedi.
Tornata alla capanna, invitata da Alex per un inaspettato bagno caldo in una tinozza dall'aspetto estetico orribile, aveva sollevato la questione. In quel momento, mentre la guardava, quella contadina scema le pareva di un casto candore ingenuo. Non poteva incolparla di nulla, l'unica colpa era sua. Come era sua la colpa di essere pansessuale, omosessuale, bisessuale, come era sua la colpa di amare la chirurgia, come era sua la colpa di essersi innamorata di qualcuno, come era sua la colpa di odiare la famiglia nella quale era cresciuta.
Nella tinozza con Alex, avevano scopato per ore. Aveva dovuto farlo, aveva dovuto spegnere in qualche modo l'irrefrenabile desiderio di strappare a mani nude il buco del culo di Sam. Alla fine, quando la compagna si era dileguata, era rimasta solo una gelida calma e un desiderio di quieta vendetta. Doveva ribilanciare la questione, doveva far soffrire Sam Reed. E poi avrebbe dovuto salvarla. Perchè era stata una consorella e la gratitudine va sempre considerata.
Nell'oscurità della capanna, da sola, mentre una lacrima le scendeva lentamente lungo le guance scavate dalla privazione, si ricordò della promessa che aveva fatto a Mya, giorni prima che spirasse tra le sue braccia. Le promise che non sarebbe mai diventata come loro padre, che non avrebbe manipolato nessuno, mai, che non avrebbe usato il terrore per ottenere ciò che voleva, per torturare.
Ma questo era stato prima di quella fatidica notte di Febbraio, prima del massacro a cui sarebbe miracolosamente sopravvissuta, con un prezzo altissimo.
- La mia anima per la mia vendetta
E così era stato.
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