Inside Kazula Witch

Il carretto trainato dal cavallo esce alla luce del sole dell'alba, che irradia la piazza con tinte tenui, mitigate dagli strati bassi dell'atmosfera. Un coro di voci ostili accoglie Ursula, legata in catene d'acciaio a un palo del veicolo, che procede inesorabile verso il patibolo.

Urla, sputi, frutta e verdura marcia colpiscono ripetutamente la giovane strega, vestita di stracci logori. Non c'è traccia della bellezza della donna che era un tempo, obnubilata dalla privazione, dal dolore e dalle torture. Alcune orrende cicatrici, fresche, si arrampicano dai piedi sulle gambe e dalle mani sulle braccia. La tunica logora a stento riesce a coprire le sue nudità martoriate e nonostante si accasci e si accucci, nascondendo il volto rigato dalle lacrime, non può sfuggire al giudizio dei Keepers. Al giudizio di Dio.

Si sente scuotere malamente, era svenuta, si riprende e viene trascinata di forza lungo gli scalini del patibolo. Una delle guardie inciampa e perde la presa, facendole sbattere malamente il mento sui gradini sbeccati. Il sangue che sgorga da quella nuova ferita non importa a nessuno. Assaggiandone il sapore, Ursula non può fare a meno di pensare al recente passato. Solo una settimana fa era una delle migliori erboriste della città, finchè non aveva incontrato Kris Nguyen, legato dell'inquisitore, che l'aveva fatta imprigionare con l'accusa di stregoneria.

Alex Kerrigan fortunatamente era fuggita e Ursula non poteva fare a meno di sperare che si fosse salvata in un qualche paese lontano. Le mancavano le sue labbra.

Uno schiaffo deciso la riporta al presente, fa fatica a controllare le gambe, cedono, ma non cade. E' già stata legata al palo e sotto di lei la pira viene accesa. Il prete ha già detto ciò che prevede il rito in quei casi, parole vuote, inutili, inconcludenti. Ursula si ricorda di qualche domanda che le era stata posta nella semi incoscienza. Qualche domanda su Satana, sul suo rapporto con i gatti neri. Non aveva risposto, non c'erano risposte utili.

Mentre le fiamme cominciano a lambire i piedi, urla il suo sdegno verso il cielo. Ma proprio in quel momento, un'ombra tra i tetti dei bassi edifici attorno al patibolo scivola lesta, lanciata su una corda in corsa rapida. Un colpo netto di spada, Ursula appoggia le dita dei piedi sul legno rovente e poi si sente sollevare. La folla per qualche istante zittita dallo stupore esplode in urla rabbiose.

Il mondo rallenta, il nastro che legava i capelli si scioglie al vento dell'altalena. Aprendo gli occhi tra le forti braccia del suo salvatore, scorge il volto di Kazehaya, fiero, robusto, che le dona uno sguardo lungo e speranzoso

- Te l'avevo promesso, che ti avrei salvata, mia adorata

Quelle parole le scaldano il cuore, appoggia la testa sul petto dell'asiatico con cui aveva sempre sognato di condividere la sua vita. Eppure, qualcosa non le torna.

- Ma come... Tu sei morto signor Mori

I ricordi affiorano, quelle parole escono leste, come una reazione immunitaria, il mondo attorno a loro si fa più lontano e più scuro. Kazehaya sorride, la mano, che ora non tiene più la liana, mentre sono sospesi senza peso in quel blu eterno, si infila dietro la nuca stessa dell'asiatico e tira con forza.

La maschera di pelle si strappa e il volto scuro di Gordon Mercier emerge dalle pieghe del tempo e dello spazio. Lei lo osserva con gli occhi in lacrime.

- Oh Gordon, ti amo


Ursula si sveglia di soprassalto, il respiro affannato, la bocca secca e le labbra fredde. Le ci vuole qualche attimo per realizzare che era tutto un sogno, o, dal suo punto di vista, un orrendo incubo. E' ancora su Vardo.

Kazehaya è lì accanto a lei che dorme, placido e tranquillo. Una smorfia seccata sul volto della King preannuncia un sospiro acido, che l'accompagna presto fuori dalla porta, diretta verso il fuoco lì vicino.


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